La prima volta che ho messo i fiori su una torta era inverno. Febbraio 2016. Non c’era giorno, da luglio dell’anno prima, che non pensassi ai miei nonni paterni, scomparsi a distanza di poco meno di 36 ore l’uno dall’altra. Quella faccenda ci ha scossi tutti e quando mi capita di doverla descrivere, la associo sempre alla sensazione di caduta nel vuoto, come se qualcuno ci avesse sfilato la terra da sotto ai piedi e noi tutti fossimo volati giù.
A partire da quel luglio così bizzarro, dicevo, mi sono affezionata a Manuale Distruzione, il primo album di una cantautrice siculo-torinese che amo molto. Non che prima non l’ascoltassi, sia chiaro. Ma solo allora le sue parole mi sono apparse estremamente chiare. D’un tratto ne ho colto il dolore profondo, la malinconia. Una canzone, in particolare, mi parlava (e mi parla) di mio Nonno Nino. S’intitola Le margherite sono salve e ad ogni riproduzione nella mia testa compariva una torta bianca coperta di margherite. A febbraio l’ho preparata. Ho preparato l’impasto di una torta margherita, l’ho farcita con la crema, ci ho messo sopra i fiori più simili alle margherite che sono riuscita a reperire, ho ricavato da un cartoncino un’etichetta su cui ho scritto il titolo del brano, ho assemblato il tutto, ho composto un set fotografico, ho fatto partire quella stessa canzone, ho scattato, ho trasferito le foto sul telefono, ne ho scelte un paio, le ho modificate ed ho cliccato su “Condividi”. E ‘iniziato tutto così.
A quella torta ne sono seguite tante altre, d’ogni tipo. Quasi sempre l’idea nasce da una canzone o un libro o un quadro o un fatto. Ogni torta è preceduta da una bozza a matita che non rispetto mai. Da ogni sessione in cucina esco provata. Quando si è trattato di trovare un nome per questa attività che stava diventando sistematica e costante è intervenuto mio padre: “E’ semplice. Tua madre ha sempre fatto torte di cake design e sul web è conosciuta come Tortecoifiocchi, tu puoi chiamarti Tortecoifiori!”. Tortecoifiori mi piaceva. E’ semplice da ricordare e ed è un omaggio alla mia mamma chè tutto quel che so in fatto di dolci lo devo a lei. Sono la prima di tre fratelli e dal mio secondo compleanno in avanti tutte le nostre feste (battesimo, prima comunione e laurea inclusi) sono state celebrate con una torta decorata da mia madre. Tra il 2010 e il 2015 è diventata brava al punto da tenere corsi nel week end, pubblicare libri, apparire in tv, fare da giudice in gare di amatori. Io per tutti gli anni del liceo l’ho seguita agli eventi e alle fiere curandole foto, blog e social. Per me era un divertimento e alla domanda -frequentissima-: “Ma anche tu fai le torte come la tua mamma?” rispondevo tassativamente di no. Non mi piaceva e pensavo di non avere abbastanza pazienza per trascorrere tante ore in compagnia della planetaria. Mi sbagliavo.
Così è nato Tortecoifiori. E in realtà le torte sono un pretesto per parlare di quello che mi succede attorno. Mi piace che abbiano vita breve, che costringano ad un attento esercizio di cura, che abbiano i fiori. I fiori portano un messaggio di rinascita che mi fa impazzire. La torta è morte, i fiori sono vita. E’ bellissimo, secondo me.
Ma mettere i fiori sulle torte rimane un gioco. Un rifugio tutto mio. Quello che ci ho costruito intorno, in un secondo momento, sono i corsi, gli showcooking e la produzione di contenuti per i brand. Questo aspetto di Tortecoifiori -che è poi ciò che lo rende più simile ad un’attività che non ad una passione- nutre la parte più razionale di me. C’è una affermazione molto buffa che mi capita di sentire spesso quando qualcuno scopre che ho studiato Economia: “Ma come? Tu sei creativa, non puoi aver studiato una disciplina scientifica!”. Sì, invece. Chi studia economia non vuole necessariamente lavorare in banca ed io, in realtà, ho una passione sfrenata per il marketing e la gestione aziendale. Ed ecco che il cerchio si chiude: Tortecoifiori è il mio esperimento. Io non lo so se Tortecoifiori diventerà mai un lavoro. Le cose finiscono e sono certa che arriverà un momento in cui le mie torte non stupiranno più, nessuno vorrà più partecipare ai workshop o magari sarò io stessa a mettere un punto a tutto questo. Quel momento arriverà, ma questo tempo non sarà sprecato, perchè Tortecoifiori mi sta dando modo di mettere in pratica e concretizzare quel che so, che studio, che leggo. Nel mio piccolo mi occupo di un brand, mi relaziono con figure professionali che potrebbero assomigliare alla me di domani, mi interfaccio con degli strumenti di lavoro, imparo. Grazie alle torte mi sono fatta conoscere in Zodio, negozio di articoli per la casa e la decorazione che nomino spesso. Quello è il luogo dove tengo di frequente i miei corsi, ma per qualche mese ho fatto uno stage nei loro uffici marketing che mi serviva per l’università. Le torte in quel caso hanno rappresentato il mio biglietto da visita. Ed ecco perchè io sono fermamente convinta che Tortecoifiori e la mia formazione siano perfettamente complementari e che l’unione di questi tasselli componga la mia piena identità.
Non sono una cosa sola, non lo è nessuno di noi. E non mi va, almeno per ora, di incasellarmi i una categoria: non sono una cake designer, non sono una content creator, non sono una dottoressa in economia, non sono un’impiegata in un’agenzia di marketing e comunicazione. Sono tutte queste cose insieme. E chissà quanto altro di me devo ancora scoprire.
Mi chiamo Elena.
Ho un cuore di pasta frolla e i fiori nella testa.